La marca d’Ancona
Rappresentare graficamente la conformazione della superficie della Terra è sicuramente stata una delle prime esigenze che l'uomo ha dovuto soddisfare, anche se, inizialmente, le scarse conoscenze geografiche, i limiti imposti dalle nozioni matematiche e geometriche, l'assenza di validi strumenti di misura, la rudimentalità delle espressioni grafiche abbiano reso estremamente difficile questa operazione. I primi tentativi di costruzione di mappe, precorrendo addirittura l'uso della scrittura, altro non erano che schematiche rappresentazioni di particolari planimetrici idonei a far riconoscere e quindi ritrovare un itinerario già percorso o una rotta marittima, ma la necessità di muoversi in spazi più vasti stimolò enormemente la creazione di descrizioni sempre più espressive, obbligando l'uomo a ricorrere a mezzi di misura e rappresentazione più stabili, sicuri e precisi. Da limitate piccole superfici, è passato a considerare territori sempre più estesi, sino all'insieme di tutte le zone conosciute della Terra, indagando sulla forma e dimensione di questa e studiando le leggi dell'Universo, alle quali molti fenomeni terrestri parevano legati. In epoche sprovviste di buoni strumenti di misura era difficile stabilire distanze o fissare contorni solo con l'aiuto di itinerari terrestri di solito irregolari e tortuosi. Molto più facile era la rappresentazione di itinerari marittimi e la conseguente descrizione delle terre mediante la delimitazione dei loro contorni. Ma quando la vastità delle zone da rappresentare dimostrò l'insufficienza delle valutazioni legate a questi itinerari, l'uomo fu costretto a rivolgersi agli astri, a misurarne la posizione e a stabilire relazioni con punti sulla Terra. Un primo grande passo sulla via del progresso fu fatto quando nelle rappresentazioni cartografiche fu introdotto l'orientamento generale delle figure rispetto a due assi coordinati ortogonali. Talete di Mileto (639-548 a.C.), filosofo di origine fenicia, fu il primo ad avere idee concrete sulla sfericità della Terra e la nozione dell'asse del mondo, talché è considerato l'iniziatore della geografia astronomica e fisica mentre Anassimandro da Mileto (610-546 a.C.) delineò la prima mappa delle terre conosciute del mondo antico. L'evoluzione documentata della cartografia ha inizio con questi illustri ingegni insieme alle spedizioni di Alessandro Magno e alle scoperte di Pitea di Marsiglia (345 a.C. circa), spintosi fino in Scandinavia. Ma l'impulso più efficace fu dato dalla grande sintesi speculativa di Aristotele e dall'ingegno di Eratostene (276-196 a.C.) a cui si deve il primo tentativo di misurare le dimensioni della Terra e il disegno delle regioni abitabili della stessa su basi e procedimenti critici rigorosamente scienti fici. Con Tolomeo si chiude il ciclo della speculazione cosmografica antica e le sue opere, l'Almagesto e la Geografia, codificano la scienza geografica e cartografica dell'antichità. La scienza romana, invece, non oltrepassò il limite dell'Orbis Romanus, legato esclusivamente ad interessi commerciali, politici e militari dell'impero. E' solo nei secoli che segnarono il trionfo della Rinascenza (XV-XVII sec.) che l'astronomia, la geografia e la cartografia riacquistarono quel carattere di universalità che mancò alla scienza degli antichi Romani e che era andato perduto nella decadenza medioevale. L'irrazionale e primitiva cartografia del periodo che contraddistinse il Medioevo fu definitivamente superata dalla diffusione della Geografia di Tolomeo, favorita dalla invenzione della stampa (1446). Ciò non tanto per le tavole e le descrizioni dell'opera stessa, quanto per le basi razionali che costituivano il loro fondamento. Questi secoli hanno visto la nascita di numerosi atelier cartografici, impegnati febbrilmente alla costruzione di nuove carte o all'aggiornamento di quelle vecchie, grazie alle nuove conoscenze geografiche dovute ai viaggi effettuati dai navigatori. Le imprese di Colombo, Vespucci, Caboto, Magellano furono il frutto di questa nuova maturazione scientifica. Principali centri di produzione cartografica erano Genova, Venezia, Napoli e Siviglia. La carta qui proposta, edita a Roma da Vincentium Luchinu nel 1564, rappresenta il territorio anconetano. La mappa è costituita da più fogli montati su "tela a stacchi", al fine di migliorarne la conservazione, agevolarne la leggibilità e facilitarne il trasporto. L’eventuale coloritura all’acquerello conferisce al soggetto una visione policroma di indubbio effetto scenico.Tutto questo al fine di realizzare un prodotto che, sia per i materiali impiegati sia per la tecnica utilizzata, recuperi la bellezza ed il valore storico-culturale dell'originale.