Nova totius Americae sive novi orbis tabula
Affermare con sicurezza l'epoca in cui è nata la cartografia sarebbe senza dubbio pretenzioso, dato che affonda le sue origini nella leggenda. Basti pensare che alcuni pretendono di ravvisare nell'otre donato da Eolo ad Ulisse una pergamena con sopra tracciate le linee dei venti. Altri ancora affermano che i dieci libri sacri conservati dai sacerdoti egiziani contenessero anche carte dell'Egitto. Sono sicuramente leggende, ma rimane un fatto assodato che anche popoli più arretrati delle prime civiltà organizzate possedessero rudimentali mappe tracciate sui più svariati materiali, come corteccie di albero o intrecci di costole di foglie e conchiglie. Possiamo parlare di scienza cartografica solamente con Anassimandro da Mileto (611-541 a.C.), indicato da Strabone e Diogene Laerzio come il primo ideatore della mappa dell'ecumene. La scienza cartografica ha dunque origine su suolo greco ed è con questi illustri ingegni che inizia la sua evoluzione documentata. Successivamente un notevole sviluppo al progresso cartografico lo dobbiamo alle spedizioni di Alessandro Magno, alle scoperte di Pitea di Marsiglia, all'evoluzione scientifica generale legata al nome di Aristotele che fornisce le prove di quel concetto di sfericità della Terra, già intuito dai suoi illustri predecessori. La conclusione della cartografia classica è una delle conseguenze della conquista romana. L'inarrestabile ampliarsi dell'impero introduce nuove scoperte geografiche, rendendo inadeguate le vecchie carte greche; non solo, ma l'esigenza pratica del mondo latino sostituisce la speculazione a fini prettamente scientifici del mondo greco, nonostante gli sforzi di illuminati ingegni, come Tolomeo, Eratostene, Marino di Tiro, che cercano di far progredire la scienza cartografica. Nel Medioevo cristiano tali sforzi sono pressoché inesistenti. Una non corretta interpretazione della Bibbia e delle Sacre Scritture costituiscono addirittura una netta involuzione della scienza cartografica. Nel mondo arabo accade esattamente l'opposto e questo periodo vede fiorire numerose scuole, dove la cartografia si lega alla geografia. L'epoca più significativa per la storia della cartografia va dalla fine del 1300 alla fine del 1600, anche se di un vero rinascimento in campo cartografico si può parlare solo dal 1400 in poi. Le carte diventano più tecniche per poter far fronte alle crescenti esigenze dei navigatori, bisognosi di maggiori certezze durante le loro esplorazioni; non solo, ma dal Cinquecento in poi si arricchiscono di elementi decorativi che, se da un lato testimoniano l'estro artistico dell'antico cartografo, dall’altro sono destinati, talvolta, a riempire i vuoti di conoscenza dei compilatori. Il Seicento assiste al trionfo e allo splendore della scuola olandese. Una tranquilla agiatezza, unita alla più ampia libertà di pensiero fanno dell'Olanda seicentesca un ottimo rifugio per letterati, pensatori e artigiani stranieri, che qui trovano rifugio. Questo periodo, definito età d'oro degli Olandesi, coincide con la fortuna di alcune case editrici, come quelle degli Elzevier e dei Blaeu, mentre in altri stati europei si assiste ad un ristagno della cultura cartografica, dovuto anche ad avvenimenti interni che non ne favoriscono certo la crescita. Contemporanei agli Elzevier, i Blaeu, famiglia di stampatori fiamminghi, si dedicano in particolare al libro geografico, alla pubblicazione di carte nautiche e di atlanti. Queste opere, in particolare le raccolte di mappe marittime, accompagnate dalla descrizione delle coste e destinate in principio ai naviganti, unitamente ai racconti dei viaggi, sono molto richieste in quel periodo e questo spiega la fortuna dei Blaeu, il cui capostipite è Willem Janszoon, detto Guillaume Jansonius Caesii e più tardi Blaeu. Nato ad Alkmaar in Olanda nel 1571 e morto ad Amsterdam nel nobiltà in Olanda) imparentato con Hooft, borgomastro di Amsterdam e celebre scrittore, il giovane Willem si appassiona agli studi matematici e astronomici. Nel 1594 si reca in Danimarca e rimane almeno due anni presso il famoso astronomo Tycho Brahe nel suo osservatorio di Uraniemgurg, nell'isola di Hveen, apprendendo i fondamenti della cosmografia e della geografia, la costruzione e l'uso degli strumenti astronomici. Più tardi, nel 1597 torna nel suo paese dove apre una bottega di strumenti matematici e astronomici segnalandosi come fabbricante di globi e poi anche come cartografo e stampatore. Alla sua morte l'attività aziendale viene continuata dai figli Cornelio e Giovanni. Dei due, più famoso come tipografo è Giovanni, che tra l'altro riesce ad essere anche un celebre avvocato. Nato nel 1596 e morto ad Amsterdam nel 1673, dirige l'azienda paterna sin dal 1638, anno in cui viene nominato cartografo ufficiale della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Dà alle stampe una serie di opere di notevole importanza tra cui la quarta parte dello Zeespiegel nel 1646, un grande planisfero nel 1648 e un theatrum Italiae nel 1662. Ma la stamperia dei Blaeu è famosa soprattutto per la pubblicazione nel 1669 di quattro grandi carte murali che riproducono l’Europa, l’America, l’Asia e l’Africa. Di squisita fattura e rara bellezza queste carte si distinguono per la ricchezza dei cartigli e la finezza dell’incisione. Misurano ognuna circa metri 1,20 per metri 1,70 e sono realizzate con una tecnica uniforme che le appaia le une alle altre. Nei lati destro e sinistro di ognuna sono incise, otto per parte, sedici raffigurazioni di soggetti rappresentanti le popolazioni locali. Il lato meridionale contiene dodici vedute di città e all’esterno della cornice ricorre una descrizione geografica del continente delineato. Sull’area raffigurante i continenti sono, fra i particolari geografici, intercalate figure di tipi umani locali o di fauna, che animano vivacemente la planimetria. Sulle distese oceaniche si ripetono, molteplici, i motivi consueti di deità marine, di pesci fantastici, di battelli avventurosi. Il tutto, fuso in un notevole complesso decorativo, trasforma queste quattro carte in veri quadri di indubbio interesse sia storico che artistico. Per realizzare i quattro Continenti ci siamo attenuti alla stessa tecnica utilizzata dai Blaeu; lastre finemente incise e utilizzo di un vecchio torchio manuale. La carta su cui viene trasferita l'immagine, in puro cotone al 100%, è reperita presso una antica cartiera, già operante quando questi capolavori vedevano la luce per la prima volta. Come gli originali, queste grandi carte murali sono montate su tela di cotone al 100%, operando un delicato e complesso lavoro di invecchiamento, con l'utilizzo di sostanze rigorosamente vegetali. L'eventuale operazione di coloritura ad acquarello, effettuata da maestri del settore che tengono conto dei secoli trascorsi nella composizione e tonalità dei colori, riesce a mettere ancor più in rilievo la bellezza di queste carte. Oggetto di molti studi di settore, queste grandi carte murali costituiscono, senza dubbio, uno dei più splendidi esempi di rappresentazione cartografica dell'epoca. Realizzate su concessione dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, che detiene gli originali, sono prodotte in un numero limitato di esemplari. I quattro Continenti del Blaeu, inoltre, sono entrati a far parte della cartoteca dello Stato italiano, presso la biblioteca dell’Istituto Geografico Militare in Firenze, che ne ha riconosciuto la validità e l’importanza.