Veduta di Parigi
Come per la cartografia in senso generale, arrischiare una data di nascita per le vedute prospettiche di città sarebbe un mero esercizio speculativo che, per sua natura, risulta di fatto opinabile e non conclusivo: troppo grandi le incertezze, troppo avvolte nella leggenda le fonti storiche. Quel che è certo, però, è che si tratta di una categoria che nel panorama delle realizzazioni artistico–cartografiche occupa un posto defilato ma non secondario, capace di coniugare un indubbio impatto estetico ad una sempre presente ed elevata accuratezza, saldamente legata al reale. Questo è vero anche e soprattutto per le vedute del Probst, realizzazioni notevoli per la loro precisione e pregevoli dal punto di vista visivo, vette tra le più elevate mai raggiunte nell’ ambito della veduta prospettica delle città. Risalenti al XVIII secolo, esse sono talvolta caratterizzate, superiormente, dal tipico fregio del titolo, il nome della città rappresentata, che sembra vergato su carta pergamena. Tipica è anche, su tutta la rappresentazione, la finezza del tratto e l’assoluta maestria della visione prospettica, nonché la precisione della legenda, posta sul margine inferiore di queste opere, che fa corrispondere a precisi riferimenti numerici tracciati sul disegno le indicazioni dei principali monumenti della città raffigurata. Questa evidente omogeneità grafica tra le singole vedute non implica una minore originalità, ma anzi ne amplifica l’ unità, come se fossero tessere di un unico ciclopico mosaico. Ma l’indubbio valore di questi soggetti andrebbe perduto se per la realizzazione di questi fossero utilizzate le tecniche moderne, infinitamente distanti, per procedimenti e risultati, da quelle di allora. E’ per questo motivo che la veduta di Parigi viene qui riproposta nella sua veste originale, conseguita mediante l’utilizzo delle stesse tecniche del ‘700 comprendenti l’uso di lastre finemente incise e di un vecchio torchio manuale che conferiscono all’opera uno di quei caratteri fondamentali che la ricollegano al passato: l’ incisione. Sempre del passato risulta anche la carta sulla quale l’immagine viene trasferita, e cioè 100% puro cotone. Come gli originali, anche queste opere risultano montate su tela, anch’essa 100% cotone, e sottoposte ad un delicato ed importante processo di invecchiamento tramite l’uso di sostanze vegetali, con in più l’eventuale coloritura ad acquerello, capace di tener conto, per tonalità e composizione dei colori, dei secoli trascorsi. Realizzata da artisti del settore, l’apporto del colore conferisce al soggetto un gradevole effetto policromo.